WOMB (2010) di Benedek Fliegauf

WOMB, primo film in lingua inglese dell’ungherese Benedek Fliegauf, autore del catacombale capolavoro DEALER, è un ‘drama sci fi’ che mette sul piatto possibili questioni scottanti afferenti la clonazione prossima futura. Messo completamente da parte l’aspetto più tecnologico e fantascientifico tipico del cinema occidentale, Benedek Fliegauf si allinea con tutte quelle pellicole dell’est Europa, ed in particolare russo/sovietico, che scavano nel profondo dell’animo umano quando viene messo al cospetto di qualcosa di innaturale e fantastico. Un amore sbocciato in giovanissima età tra Tommy e Rebecca lungo una spiaggia desolata rivive dodici anni dopo, al ritorno di quest’ultima da Tokyo. L’amore ritrovato però dura poco, perché Tommy muore in un incidente stradale davanti agli occhi di Rebecca., la quale però non vuole rinunciare all’amore ritrovato e subito perduto. Decide così di dargli nuova vita facendosi impiantare nell’utero il suo clone …… Il regista, come per il succitato DEALER, crea un’atmosfera perennemente sospesa in un limbo pericoloso e privo di luce, in simbiosi con la spiaggia che finirà per diventare anche luogo costante di questa storia. Ne mare e nemmeno terra o forse entrambe, proprio come la figura di Tommy, con l’originale ed il clone uguali e diversi allo stesso tempo. Diversi soprattutto per gli occhi degli estranei e parenti affini, meno per la fidanzata/madre, consapevole del proprio egoismo e dei limiti di una scelta così tragica ed allo stesso tempo colma d’amore. Una sfida alla natura in nome di un amore distorto e pericoloso, che non tiene conto di chi è il destinatario ma solo di chi lo applica, quasi sempre in rigoroso silenzio e lontano dall’amara verità. WOMB è una pellicola decisamente anomala e controcorrente, curiosamente uscita lo stesso anno di un altra che tratta, con similari atmosfere confuse e sospese, le stesse tematiche, ‘Never Let Me Go’ di Mark Romanek. Grazie ad una solida e sinistramente sensuale interpretazione da parte di Eva Green nei panni di Rebecca, dove l’amore di una madre lotta ininterrottamente con quella di una fidanzata incapace di accettare gli eventi, la pellicola riesce a mantenersi a galla nonostante una controparte non proprio indimenticabile, per nulla eccelsa nel mostrare e mettere in luce nel profondo le faticose complicazioni vissute da un clone figlio di un anomalo incesto. Il finale inoltre meritava uno spazio più ampio e riflessivo su quanto vissuto dal protagonista, soprattutto dopo quel ‘frangente’ con la madre. Una pellicola fuori dal coro non adatta a tutti i palati cinematografici, per ritmo sommesso e dialoghi con il contagocce, che mette però tutti, senza distinzione alcuna, in guardia su quanto sia rischioso quando l’uomo desideri trasformarsi in alchimista divino per raggiungere la propria pietra filosofale! Una tragedia greca moderna proiettata al futuro …. speriamo non prossimo!! VALUTAZIONE 3,5/5

H.E.

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